Cosa è la Scrittura Terapeutica?
La storia di vita, in educazione e nella cura, è un tempo e un luogo per raccogliere se stessi,
dare voce all’intrecciarsi di eventi e significati che coincidono con ciò che siamo e desideriamo essere.
Narrare la propria storia, ascoltare, ricomporre, scrivere è ricostruire la propria trama esistenziale tra memoria, esperienza e identità; una trama che l’insorgere della malattia, il cancro, frattura, spezzando qualsiasi equilibrio esistenziale e obbligando la persona a ripensare la propria vita, la propria integrità, la quotidianità più immediata così come le prospettive future.
La malattia ci mette di fronte alla nostra condizione umana di finitezza e incompletezza, ci rende fragili non solo nel corpo ma anche nell’anima, rischiando di farci smarrire il senso della realtà, il nostro senso dentro la realtà.
Sappiamo che per accettare, reagire, affrontare o convivere con la sua malattia, la persona deve poter attribuire un senso alla sua condizione, al suo mondo, alla sua storia, attribuendole nuove interpretazioni e significati.
È in questo contesto che la narrazione e la scrittura di sé e della propria storia di vita (e di malattia) si offrono quali validi strumenti di espressione del sé, di un lavoro del pensiero su se stesso, di un autentico ritorno a sé, per permettere alla persona – attraverso un percorso nella propria interiorità e a ritroso nella memoria – di ritrovare e ricostruire la propria immagine identitaria, superando la fissità del dolore e favorendo una nuova rappresentazione di sé.
Il laboratorio di scrittura terapeutica proposto è un progetto pedagogico di cura di sé che si fa costruzione di una storia e, soprattutto, possibilità di ricominciare a narrarsi, riscoprendosi ancora capaci di immergersi nella narrazione e progettazione della propria vicenda esistenziale.
Attraverso il racconto, la scrittura e la rappresentazione di sé dentro i plurimi linguaggi dell’espressione, la persona esplora il suo passato, restituendo spazio, forma, profondità a una storia, spesso nascosta o dimenticata, che rivive tra le pieghe del presente.
La fondamentale presenza di un gruppo, inoltre, favorirà la narrazione di sé agli altri dando la possibilità di condividere un pezzo di strada insieme e uscire così dall’isolamento in cui spesso la malattia ci relega.
L’iniziativa, promossa dall’Associazione Iris, si rivolge ad un gruppo di 10 donne e si articola in un percorso di 8 incontri della durata di circa 2 ore ciascuno. Il raccontarsi attraverso la scrittura permette non solo la rilettura delle proprie esperienze, ma nel contesto gruppale diviene condivisione di storie che si estrinsecano all’interno di un “campo” di relazioni e permettono un movimento, e una nuova possibile rappresentazione. Le parole divengono il “farmaco” al nostro dolore. La vera cura di sé, il vero prendersi carico facendo pace con le proprie memorie, inizia probabilmente quando non più il passato ma il presente, che scorre giorno dopo giorno, entra in scena e diventa luogo fertile per inventare o svelare altri modi di sentire, osservare, scrutare e registrare il mondo dentro e fuori di noi (D. Demetrio).