Scrittura Terapeutica: si comincia!
Roma, 29/09/14
Carissime partecipanti,benvenute!
Ad ognuna di Voi va il Nostro più sentito ringraziamento per aver aderito a questo progetto finanziato dall’Associazione IRIS Onlus che da anni sostiene, con affetto e fiducia, il nostro operato. Ci piacerebbe che questi incontri potessero dare vita ad un elaborato finale che sia utile a tutte le donne che entrano in contatto oggi con una diagnosi di neoplasia e che devono affrontare il percorso di cura da voi concluso.
Il senso di questo lavoro è quello di elaborare in gruppo momenti significativi della vita di ognuna di voi. L’esperienza partecipata offre l’opportunità di rivisitare i propri vissuti, di condividere esperienze e punti di vista, scoprendo nuove modalità di leggere la realtà. Il percorso si propone di riflettere sui momenti dolorosi dell’esperienza di malattia, ma anche di condividere i momenti gioiosi di superamento delle difficoltà.
Questo percorso può aiutarci a fare pace con i nostri sentimenti e con il nostro corpo, a riscoprire le persone che ci sono intorno, trovando in loro grandi risorse, a recuperare un dialogo con il partner, ad affrontare problematiche relazionali o sessuali, a pensare al futuro in un modo nuovo, a comprendere le emozioni e ad annetterle alla nostra vita. O solo a condividere con altre donne come avete imparato a guardare di nuovo avanti, a ripartire dal quel presente doloroso in cui per lungo tempo siete rimaste paralizzate.
Questo lavoro è possibile nella misura in cui ognuna di voi porti la sua esperienza e la confronti con le altre.
Un affettuoso saluto e buon viaggio!
E’ iniziato dunque il corso annuale di scrittura terapeutica con un gruppo di pazienti guarite, che hanno terminato il loro percorso di cura e che hanno ripreso – o stanno riprendendo – a vivere la propria vita. E dal primo incontro del 29 settembre, alcune narrazioni scelgono come veicolo privilegiato di comunicazione la Poesia :
” Rispondono all’appello le donne
con i loro corpi feriti e ammirati.
Hanno sorrisi nuovi come mattini
di Capodanno.
Si specchiano l’una nel viso dell’altra
scrutano tracce di dolore e di paura
accantonate tra le cose da buttare,
il cancro le ha rese fiere e marziali.
Parlate, chiedete, indagate
avreste risposte pacate e sincere,
hanno camminato sull’orlo del precipizio
e collaudato le ali”
( di Ughetta Lanari)
Innumeri le sfumature e molti gli argomenti a sollecitare molteplici sfere emozionali (età, diagnosi, territorialità, volendo anche la casualità…), che come pennellate compongono un quadro della percezione che ogni donna presente ha con la propria storia di malattia e di percorso di guarigione. Emozionante leggere gli sguardi della donne di fronte a questa constatazione: una paziente, che chiameremo Minerva ,( per motivi di privacy utilizzeremo sul sito nicknames mitologici, ndr) si emoziona e rimanda al gruppo che quando era stata contattata si era chiesta proprio questo, ossia se “l’averla chiamata potesse significare il poter pensare a se stessa come ad una donna guarita.”
l gruppo si da’ alcune “regole” di base per poter lavorare insieme:
- La sospensione del giudizio rispetto a quello che ciascuna di loro condividerà con il gruppo;
- La necessità di parlare in prima persona e di evitare discorso troppo “generici” o generalizzati, o ancora riferiti ad altre pazienti: diamo fiducia al gruppo.
- Non interrompere chi sta parlando, perché sta facendo fluire un’emozione che potrebbe aver difficoltà a esprimere nuovamente.
- Il gruppo non ritiene necessarie ulteriori regole per iniziare il percorso.
Le donne si presentano, per conoscersi l’un l’altra raccontano qualcosa di loro stesse e della motivazione che le ha spinte a partecipare al gruppo ..e cosa si aspettano da questo progetto condiviso.
Emergono dalle narrazioni alcune tematiche “embrionali” che saranno senz’altro riprese ed approfondite nel corso degli incontri: la fede, l’immagine di sé, l’amicizia, il lutto, il lavoro, la separazione, la famiglia, la programmazione, la forza del gruppo.
Per sapere, per capire….ecco alcune frasi significative ed alcune riflessioni preziose :
- Quando una delle prime pazienti termina la propria presentazione, sentita, faticosa, il gruppo le rimanda la sua forza dicendole “Ora ci siamo noi”
- “La malattia è stata come un trasloco, alcune cose le ho buttate via, altre – quelle importanti – sono rimaste.”
- “Ogni tac è una canna di fucile puntata alla testa, mi caco sotto, e poi ricomincio a vivere un istante dopo! “
- “Cercavo una gravidanza, ero certa di essere incinta…al controllo invece ho trovato un cancro. Il mio compagno mi ha lasciata…dice che non se la sentiva di affrontare la malattia con me. Nemmeno io me la sentivo di affrontare la malattia con me!, ma non avevo scelta”
- “Lavoro con le mani, realizzo bigiotteria…co la creatività tiro fuori qualcosa di me che non sapevo nemmeno di avere.”
- “Amo la vita comunque e a prescindere, non mi mette paura la vita, ma la morte. Finchè devo combattere, combatto.”
- “Avevo paura di venire qui, volevo scappare…mi è rimasta questa angoscia del luogo, sento la necessità di stare con persone sane, che stanno bene.”
- “Mi sento come un vaso di cristallo rotto e rimesso insieme col mastice…forse questo gruppo è un segno per avere questo aiuto! “
- “Il prof. Scambia è un angelo, ma questa è la sua condanna…che tutte le pazienti che ha di fronte sono li per lui.”
- “Una volta una dottoressa mi ha detto: la grandezza dell’uomo è la capacità di dimenticare…“
- “L’ospedale per me è stata una grande famiglia.”
- “La vita è importante…non tanto chi condivide le cose con te, ma la vita stessa, di per sè.”
- “Quando mi hanno dato la diagnosi, sono rimasta scioccata. Ero per strada, ho telefonato a mio marito e gli ho detto: ho un cancro. Lui è rimasto un attimo in silenzio e mi ha risposto: Ora calmati, inziamo da qui! ”
- “La malattia è l’Università dell’anima.”
- “Io non ho una data di nascita, ne ho tante di rinascita…”
- “Prima del cancro mi annoiavo…poi è arrivata questa cosa, e allora mi sono detta: bene, mi metto l’elmo e parto!”
- “Quando mi hanno chiesto cosa pensavo del fatto che avrei perso i capelli, ho risposto senza peli sulla lingua: penso che me rode tanto il culo! ”
- “Fuori (ndr: dall’ospedale) c’è tanta indifferenza, qui dentro invece ci sono sorrisi, c’è condivisione, nascono amicizie e legami.”
- “Io ho dimestichezza con la morte, mi spaventa piuttosto la sofferenza.”
- “Io sfido ogni cosa, me la gioco fino in fondo, ogni disavventura è un’opportunità.”
- “Cercavo di pilotare la malattia con la testa…ma la verità è che non si può pilotare un bel niente!”
- “Alla mia prima chemio sono andata vestita da militare, pantaloni mimetici…ero una combattente! “
Al termine di questo primo incontro , e’ stato chiesto a tutte le donne presenti di acquistare un quaderno e di iniziare liberamente a scriverci tutte le emozioni, le sensazioni, le riflessioni emerse in seguito a questo primo incontro da condividere con il gruppo al successivo appuntamento.
Una pausa, una sosta, uno spazio per se’. La scrittura come occasione preziosa di meditazione su ciò’ che siamo, che ci consente di ” rubare” ai rumori della sofferenza la loro supremazia che spesso tiene in ostaggio.
Il silenzio buono che precede la penna che scorre sulla carta, ma anche quello doloroso che si rompe per di svelare drammi..Quando la persona si ripiega su se stessa perché’ non può’ più’ coniar parole..ma con l’aiuto del gruppo di scrittura terapeutica può’ trovare momenti di incontro aurorale con la vita che torna a fluire.
Seguici e commenta sulla pagina Facebook
Le psicooncologhe, Barbara Costantini Letizia Lafuenti , e la loro equipe, ti risponderanno.