4° incontro: 08/02/2016
“Cancro, non ti do’ confidenza”
Oggi le pazienti sono 5, ed una arriva in ritardo perché ha fatto un accesso in pronto soccorso a causa del dolore poco controllato. Le compagne l’accolgono con calore e cercano di “contenerla” rispetto alla evidente sofferenza.
Il gruppo è coeso e l’appartenenza è agita attraverso gesti confidenziali di abbracci e strette di mano.
Per oggi avevamo chiesto a tutte le donne di portare con sé e scrivere di un oggetto, o un ricordo, che fosse rappresentativo di questo loro percorso.
Inizia F. che parla del “gno gno” della macchinetta della chemioterapia…di quel rumore che non le da tregua. Lei ha sempre con sé la settimana enigmistica ma non riesce a portarla a termine, si chiede come qualcuno riesca a dormire con quel “rumore” nelle orecchie.
D. porta la coroncina che le ha regalato la sua più cara amica, ce l’ha sempre con sè anche quando cambia borsa, la definisce la sua “compagnia”. Parla della somministrazione della chemioterapia, afferma che evita di guardare quello che fanno sul suo corpo e non sa neanche di che colore sia il farmaco chemioterapico che le somministrano.
G. parla delle tossine della chemioterapia che si fermano nell’intestino…sensibilizza cosi le altre ad un regime alimentare idoneo e specifico per le terapie che stanno facendo al fine di essere messe in condizione di sopportare le chemio.
M. parla della sua esperienza dell’alimentazione e degli integratori naturali che ha assunto. Si passano tra loro l’informazione di un farmaco a basa di vitamina D che la chemioterapia brucia. M. inoltre, ci affida il suo segreto: “…per prepararmi alla chemioterapia compravo la pizza in via Battistini…una volta mi hanno cambiato il giorno della chemioterapia e la pizzeria era chiusa…”, ed oggi porta la pizza per tutte noi!
L. ci dice che alle chemioterapie l’accompagna la pittura, ci mostra un disegno con colori chiari, belli, che danno serenità: i fiori di loto che crescono nella melma, nell’acqua torbida, hanno poca vita e poi tirano fuori il massimo dello splendore …Lo stelo è sottile, ma non si spezza perché è robusto “…come noi!”, dice L., “…il loto rappresenta la rinascita, il superamento delle cose difficili della vita…si usa nel buddismo!”.
A L. non interessa il domani: pulisce, cancella e va avanti…mentre parla le arriva la telefonata dal DH che le rinviano la chemioterapia a causa delle piastrine alte…ci confida allora che chiamerà l’amica che l’ha invitata a Firenze e accetterà il suo invito!
C. parla del dolore e di quanto sia difficile conviverci… “bisogna trovare la forza di non dare confidenza alla malattia”. Ci parla del mare…
Osserviamo e riflettiamo di quanto tutti i “simboli” del viaggio che queste donne stanno affrontando siano strettamente legati alle terapie e ai loro effetti collaterali…nel precedente gruppo (quello delle donne guarite) gli oggetti-simbolo erano preziosi messaggi di un percorso di “riabilitazione” psico-fisica, nel quale erano riversate le capacità ed i talenti di ciascuna: lavori di riciclo creativo, ricordi di viaggi, libri e letture donate o scoperte…
Nel gruppo attuale questo non è ancora possibile: le nostre donne sono troppo impegnate nella loro battaglia per potersi esprimere attraverso qualcosa che non sia il proprio corpo, il proprio dolore, il proprio sintomo emergente. Comprensibile, umano.
Il gruppo ha difficoltà a congedarsi, le donne sono particolarmente collaborative e si proteggono l’una con l’altra…La compliance dimostrata è al di sopra delle nostre aspettative, l’affetto e il senso di appartenenza che queste donne dimostrano è sempre per noi un regalo prezioso.