“La virtù della mente arriverà ad un tratto a ravvisare un ammirabile Bello che sarà premio di tutte le graduali fatiche antecedenti”
(Platone)
La riformulazione del concetto di salute come un poliedrico processo biologico, psicologico e sociologico, come benessere che investe la persona nella sua interezza, é avvertito oggi, dopo un lungo percorso in campo clinico, non solo come assenza di malattia ma come il necessario equilibrio di vita relazionale, emotiva, affettiva e valoriale.
Cancro. E’ la piovra che sferra un attacco totalizzante, i cui tentacoli rubano tutto. Si passa come paziente ad esaminare e riesaminare, a dare senso ed ordine a ciò che ci circonda, coinvolgendo il nucleo in cui si vive ed i singoli componenti.
Il contesto in cui esplode tale esperienza drammatica é importantissimo.
Le testimonianze delle pazienti, dalla scoperta o diagnosi, ci parlano nell’immediato di uno stato confusionale e di solitudine non supportati neanche dalla presenza degli affetti.
Poi, dopo lo shock, la realizzazione mentale di un percorso terapeutico, in cui ci si fa carico della propria situazione e in cui momenti di particolare stanchezza fanno si che il self control dovuto, a tratti, venga meno.
Timori di trattamenti chirurgici, chemio-radio terapici accompagnano un senso di impotenza fisica e, talvolta, una demotivazione che rasenta il nichilismo.
Ora, se é certo che fattori medici-sociali-spirituali sono fondamentali nel percorso che si va ad intraprendere, é anche vero che i fattori di carattere psicologico, quali il proprio vissuto e il cammin0(o percorso) interiore, conducono ciascuna paziente a reagire ed elaborare la malattia secondo le proprie capacità e le proprie risorse interiori, unici meccanismi di difesa.
La paziente si difende di fronte alla nuova realtà che ha sconvolto la sua vita, secondo il grado di maturità logica e psichica con cui, fino all’insorgere della malattia, ha vissuto.
L’ansia é primaria tra i vari disturbi. Essa può assumere tale intensità e può essere caratterizzata da sintomi somatici e non, che si inquadrano nella malattia oncologica e che segnano notevolmente la qualità della vita ed i rapporti interpersonali.
E’ inevitabile nel percorso della paziente la sofferenza della trasformazione fisica, conseguente ai trattamenti clinici.
La trasformazione del proprio corpo, il non riconoscersi nell’immagine che riflette uno specchio, porta la persona malata a chiedersi “chi sono”, a viversi come altro da sé, a rifiutare la propria immagine.
Tra i tanti aspetti della malattia oncologica, la corporeità é la prima che viene piegata e sopraffatta. La persona malata sente che la trasformazione del proprio corpo la allontana dagli altri. La percezione che essa ha di sé é fondamentale. Non tanto “come gli altri mi vedono” ma “come io mi vedo” e “come credo gli altri possono vedermi”.
La qualità della vita cambia nella persona malata man mano che cambia la percezione che ,la stessa,ha di sé.
Crede che gli altri la guardino e la vedano secondo il suo sentire.
E’ risaputo,infatti, come gli effetti collaterali delle cure e degli interventi chirurgici, che cercano la radice del problema, siano molto invasivi e come lascino tracce rilevanti e di quale portata possano essere le conseguenze di carattere psicologico.
Interventi demolitivi, come la isterectomia,la mastectomia o la perdita dei capelli nel protocollo chemio-radio-terapico isolano la persona, rendono riconoscibile il suo stato e la portano alla perdita della propria identità.
Il deterioramento del corpo ,deturpato dalle cicatrici, siaccompagna a quella della qualità della vita. Si complicano e si evitano anche le relazioni. Si arriva a sentirsi diversi, anche all’interno del rapporto di coppia.
Vedere la pelle del proprio viso, una volta splendente, trasformata é per tutti, specialmente per una donna, doloroso.
La pelle é il contenitore della nostra identità. Il suo deterioramento può comportare disagi e condurre a gravi problematiche della sfera sociale ed affettiva. E poiché essa funge da finestra sul mondo, va salvaguardata, primo stadio della corporeità, a tutti i costi.
A questo problema gli studiosi di patologia oncologica hanno cercato negli anni di porre rimedio, affiancando alle terapie tradizionali che le pazienti subiscono durante il percorso obbligato trattamenti, che forniscano la possibilità di abbinare la potenza demolitiva chirurgica e farmacologica e che siano validi supporti per risolvere le problematiche psicologiche ed estetiche( protesi mammaria in mastectomia).
L’Estetica Oncologica nasce con finalità complementari.
La persona malata é spinta a prendersi cura di sé, é resaconsapevole di accorgimenti e trattamenti a cui sottoporsi.
L’oncologo che conosce le lesioni e le compromissioni cutanee, può, attraverso il proprio intervento, consigliare o menoprodotti estetici conservativi e ricostruttivi, che non solo consentano un’attenzione cutanea protettiva ma che diano spazio nel quotidiano a lenire, curare, idratare, apportando accorgimenti che minimizzano gli effetti ampiamente conosciuti.
Si arginano così gli effetti collaterali che, molteplici o pochi che siano, danneggiano anche le cellule sane e che, nei vari trattamenti per aggressione, elevata o meno, dipendente dalla gravità dei casi che si vanno a trattare, comportano danni, talvolta irreversibili.
Ora il ricorso al trattamento estetico per contribuire a sanare il danno delle terapie é veramente esaustivo del tema e rivoluzionario.
Oggi si affronta la malattia non solo sconfiggendola a tutti i costi ma cercando il recupero del corpo, attraverso una riqualificazione integrale della psiche.
L’Io, come persona, il centro della cura.
Curare, confortare, trattare esteticamente un corpo malato é recuperare l’io, potenziarlo, rassicurarlo, rilassarlo, alleviandone i segni esteriori, ripristinando i livelli emozionali di autostima e affettività.
La persona malata, attraverso i trattamenti estetici complementari, ritorna a credere in se stessa, a specchiarsi, a riconoscersi.
E’ una realtà di risveglio dell’Io, che si fa persona e che torna al recupero di sé, delle sue abilità.
Le mani esperte di chi si occupa di estetica, sono mani di chi ha competenza, attenzione al bello e di chi trasmette sensibilità e spinge con opportuni trattamenti personalizzati a credere che si può, se si vuole, riacquistare le proprie fattezze, il proprio sé.
Non bisogna curare, come afferma Morag Currin, la malattia. Bisogna puntare sulla persona.
Qualunque sia il risultato a cui si perviene, il recupero di un anima é sempre una vittoria. Anche se si é perduta una battaglia, si é riaffermata la bellezza e il valore della vita. Quindi si é vinta la guerra.
Se si crede nella risoluzione indissolubile dell’Io, come corpo e mente, bisogna credere che ciò che la malattia toglie può essere riacquisito attraverso altri percorsi.
L’Estetica é arte, é un’arte che riesce a sanare un’anima sradicata dal suo corpo, le ridona il vigore del prima, l’aiuta ad aprirsi al mondo, guardando con luce diversa la sua realtà.
Non aiuta solo al recupero dell’Io ma te lo fa ritrovare in tutte le sue sfaccettature, ne scava l’identità.
A volte, può accadere che il paziente, ritrovata la propria identità, scopra di amare e di essere amato in modo unico. Ma di più, ama se stesso in modo nuovo e profondo, di amore rigenerato.
Trovare strade nuove per migliorare l’aspetto del proprio corpo durante le cure é fondamentale. Ma se primario é il supporto psicologico per la valutazione ed il superamento della problematiche che insorgono durante il percorso, é fondamentale il trattamento estetico per una rivalutazione cognitiva, emotiva del proprio Io.
Gradire la propria immagine dopo un trattamento estetico e cercare con accorgimenti di conservarla, provare a ripristinarla nel quotidiano e motivarsi alla vita, é dare luogo ad una esperienza emotiva simbolizzata che si connette all’immagine.
La realtà passa attraverso la rappresentazione immaginativa.
La rappresentazione interna al soggetto della realtà esterna viene costruita su continue conferme di ipotesi percettive che finiscono con l’assumere carattere di stabilità.
L’immaginazione visiva coinvolge tutti i recettori sensoriali, tutto l’organismo senza priorità alcuna.
L’Io, libero da pregiudizi, diventa il lettore fedele della propria realtà, modula le risposte emotive, percettive e cognitive, che vengono evocate dagli stimoli artistici, rielabora le modificazioni corporee analizzandole formalmente e risponde attivamente al processo di ristrutturazione.
Aprendo le finestre all’esperienza estetica, prendono vita e luce la libertà di percepire, sperimentare, sentire. Ci si reinventa e ci si appropria nel gioco della proiezione della propria immagine.
Si mette in moto l’area di proiezione corticale, che, ricevute e raccolte le informazioni, le trasmette per ulteriori elaborazioni che si integrano con le informazioni dei diversi sensi.
Un processo di ristrutturazione e destrutturazione cooperativo tra corpo e mente contribuisce, così, alla riabilitazione cognitiva ed estetica del sé.
L’Associazione IRISRoma ,in questa ottica di recupero, ha accolto la disponibilita’ di alcune aziende , leaders nell’ambito dell’estetica e della cosmetica, a collaborare e partecipare al progetto che ha come obiettivo comune la restituzione alla donna malata di cancro, il benessere di una immagine positiva di sé, a partire dal reparto in cui e’ in terapia. Stimolo fondamentale per un cammino migliore verso la guarigione e la riqualificazione del gusto e del piacere della vita al centro della quale ruotano le persone nella loro interezza.
Dott.ssa Giusy Palermo