Che cosa dire ad un bambino quando la mamma si ammala di cancro.
Spesso si pensa di proteggere i bambini dalle brutte notizie, tenendoli all’oscuro delle cose.
Questo è uno degli errori più frequenti. I bambini devono sapere quello che accade in famiglia, ne hanno bisogno per non sviluppare stati di ansia, paura e senso di abbandono. I bambini vanno quindi informati della malattia del familiare, in base alla loro età e secondo il loro livello cognitivo ed emotivo. I bambini vanno coinvolti nelle attività familiari così che possano sentirsi utili e parte integrante della famiglia.
Quando i bambini sono piccoli, almeno sino a tre anni, hanno bisogno della vicinanza fisica della madre; in seguito sviluppano la capacità di stare anche con altri adulti e gradualmente riescono a separarsi maggiormente dalla madre.
In linea generale, quando l’attaccamento alla madre si è sviluppato in maniera sicura, il bambino può accettare che la madre non sia sempre con lui.
Quando una madre deve lasciare temporaneamente il suo bambino, l’importante è che parli con lui, che gli racconti di quando tornerà e cosa deve fare in ospedale. Se una donna deve ricoverarsi per un intervento, può dire al proprio figlio che deve andare in ospedale per qualche giorno (anche se il senso del tempo non è ancora chiaro ai bambini), per togliere …… dalla pancia. Questi puntini significano che i messaggi non possono essere standardizzati ma personalizzati secondo il dialogo che abbiamo con nostro figlio. Ci sono delle parole che appartengono unicamente a quella specifica relazione e hanno delle connotazioni affettive irripetibili. La mamma sa scegliere le parole migliori per suo figlio. Alcune mamme dicono “togliere la BUA dalla pancia”, alcune “la PALLINA che fa male”, altre si ricollegano alla parola usata dal bambino per indicare qualcosa che fa male. In questo modo il bambino immagina qualcosa che conosce, legato a ciò che si è detto.
Circoscriviamo così uno spazio nella mente del bambino e non lasciamo che i pensieri siano liberi di fluttuare in chissà quali paure. Importante è ascoltare i bambini. I bambini ci fanno delle domande e noi cerchiamo di rispondere nel modo più semplice, informandoli di ciò che accade. Quando tutto questo diventa troppo difficile emotivamente, possiamo farci aiutare dallo psicologo.
Gli adolescenti attraversano una fase di ciclo vitale che li porta ad uscire di casa e la malattia della madre fa si che vengano richiamati al problema familiare intorno al quale la famiglia sta riorganizzando i propri ruoli. Gli adolescenti se non sono informati adeguatamente sviluppano sentimenti di ansia e un peggioramento del rendimento scolastico.
Comunicare con i propri figli significa ascoltare, sentire i loro bisogni e rispondere in maniera empatica e non didattica, facilitando l’espressione delle emozioni.
Quando questo compito inizialmente diventa troppo oneroso per una mamma, lo psicologo può aiutare a superare l’ostacolo e favorire l’espressione delle emozioni.
Piangere e liberarsi dell’ansia iniziale al momento della diagnosi o dell’intervento chirurgico promuove una circolazione delle emozioni all’interno del nucleo familiare e favorisce la riorganizzazione e l’adattamento alla malattia. I figli così, si sentono competenti e in grado di fare delle piccole cose per la famiglia e sono facilitati a parlare con i loro coetanei, senza nascondere quanto sta avvenendo.
In questo modo il tempo sospeso dalla malattia, può riprendere a fluire e si incanala nella vita di tutti i giorni.
Dott.ssa Silvia Riccardi
Psico oncologa c/o Ginecologia Oncologica
Polo della Scienza della Salute della Donna e del Bambino
Policlinico Gemelli,Roma